venerdì 8 aprile 2016

SNUFF TAPE ANTHOLOGY - El Gore, 2016

La Germania, si sa, è terra fertile per il cinema gore.  Ed è proprio dal suolo teutonico che arriva questa antologia firmata El Gore e distribuita dalla Black Lava Enterteinment. L’edizione, esteticamente molto curata e dal sapore ottantiano, contiene un doppio disco: il dvd, ricco di extra (tra cui video musicali) e il cd con la soundtrack delle bands brutal-grind Anal Fistfuckers (che definiscono la loro proposta “low-budget scat grind”), Kadaverfiker, Deathtopia e Whisky Suicide. I titoli dei sette episodi, realizzati tra il 2011 e il 2015, rendono perfettamente l’idea del genere di visione con cui abbiamo a che fare: “Dead Baby Fast Food”, “Final Orgasm Suicide”, “Organ Trade Autopsy”, “Gore Abortion”, per citarne alcuni. Il (finto) realismo che lecitamente ci si potrebbe aspettare dal film viene immediatamente tradito da alcune scelte estetiche
e realizzative: infatti, se da una parte la tecnica di ripresa è quella tipica dello snuff movie, con tanto di resa in stile Super 8, dall’altra viene meno la presunzione di verosimiglianza. Ad eclissare qualunque intento di credibilità è innanzitutto la presenza costante della colonna sonora, la quale dà vita ad un’accoppiata grind+gore ben nota ai gorehound più intransigenti: la sensazione è quella di assistere ad un videoclip lungo ben 96 minuti caratterizzato da situazioni sempre identiche. “Snuff Tape Anthology” è una pellicola che, contrariamente alle intenzioni del regista (o forse no), non sciocca ma diverte, e anche tanto. Da questo punto di vista, lo spirito del film potrebbe essere accostato ad opere ignoranti e spassose come “Das Komabrutale Duell” o “Violent Shit”, ma con una maggiore attenzione al comparto effettistico. Gli SFX, nel complesso
ben realizzati, risultano in alcuni frangenti poco realistici ed esagerati (ad esempio un membro di gomma di almeno 40 centimetri o il sangue che fa la schiuma come vino…!), ma fanno comunque il loro sporco lavoro. Neanche a dirlo, la pellicola è costellata da nefandezze di ogni tipo: necrofilia, squartamenti, autolesionismo (con una scena che omaggia “Schramm”) e chi più ne ha più ne metta. Il bagno (sempre lo stesso) è la location prediletta e lì è ambientato anche l’episodio migliore del lotto “Gore Abortion”, l’unico privo dell’accompagnamento musicale e di cui è disponibile anche il making of negli extra. Tra frattaglie (di dubbia provenienza), litri di sangue, vomito e fluidi corporei vari (anche questi di dubbia provenienza) si arriva lentamente alla fine, non senza una certa sensazione di noia che sopraggiunge circa a metà dell’opera, dovuta all’eccessivo minutaggio e alla prevedibilità delle situazioni.  Una pellicola che si gusta maggiormente mettendo da parte l’aspetto serioso (ammesso che ce ne sia uno) a favore di uno spirito goliardico e di puro intrattenimento. Un gorefest consigliato esclusivamente agli amanti del genere.