distribuzione: l’austriaca Black Lava Entertainment,
specializzata nella produzione e promozione di prodotti horror underground ma anche di opere a loro modo shockanti ed incatalogabili (tra queste anche i lavori di Lucifer Valentine). A differenza delle precedenti produzioni, concepite con il preciso intento di trasmettere un messaggio - di natuta estetica o concettuale - “Channel 309 ” si spoglia da ogni volontà comunicativa per dare spazio ad uno scenario immaginifico “acausale”, come suggerisce il titolo stesso, e privo di continuità. La scelta di suddividere l’opera in tre episodi è giustificata per l’appunto dall’obiettivo di realizzare una sorta di contenitore che raccoglie situazioni disfunzionali e non consequenziali, quasi come fossero estrapolate a random da differenti canali. Il comune denominatore è rappresentato dall’elemento porno hardcore, inteso non come manifestazione erotica nella sua accezione positiva, bensì come mezzo interpretativo di una visione materialista e radicale, che trova la sua massima espressione in una carnalità morbosa e scevra di orpelli. Fondamentale a tal proposito la depersonalizzazione dei protagonisti attraverso maschere che coprono il volto, a sottolineare l’assenza di una componente introspettiva. I tre shorts mostrano diverse performer coinvolte in atti sessuali estremi e perversi, dove sperma, urina e vomito la fanno - come sempre - da padroni. Sebbene nella sostanza questo nuovo capitolo non si discosti particolarmente da quanto fatto in passato, la violenza visiva appare meno disturbante attestandosi su livelli più sostenibili. Probabilmente ciò è dovuto alla mancanza (voluta) di un contesto ben definito e alla quasi totale assenza di quella connotazione ritualistica ben evidente nei lavori precedenti e che contribuiva a creare un’atmosfera vagamente misticheggiante e di forte impatto. Inoltre la frammentarietà e la disomogeneità della pellicola nel suo complesso spezza il flusso emozionale provocando qualche piccolo calo di tono. Ancora una volta Marco Malattia si dimostra abile nel curare con estrema perizia tecnica montaggio, fotografia e regia nonostante si avvalga in questa occasione di supporti prevalentemente analogici, rimanendo comunque fedele ad uno stile moderno, personale ed elegante, in netta contrapposizione alla natura selvaggia dei contenuti. Ottimo lo score musicale firmato Zero Gravity Toilet – progetto musicale curato dallo stesso Malattia - di matrice noise/industrial, che incornicia alla perfezione un disagio quasi palpabile ed esasperante. Particolarmente ricercata anche la confezione del prodotto, edito sia in versione slipcase che in formato hartbox con custodia in pelle limitato a 99 copie (già sold-out). Una visione che potremmo definire più esattamente come un’esperienza viscerale, grazie all’autenticità e alla potenza delle immagini, le quali esulano dal concetto di finzione filmica, aspetto imprescindibile e determinante di ogni singola opera che porta il marchio V>L>F. “Channel 309” oltrepassa (con risultati altalenanti) i limiti del sexploitation più spinto per adagiarsi su un livello interpretativo distorto ed improbabile. Al di là dell’opinabile giudizio estetico, va riconosciuto a Marco Malattia il merito di aver dato origine ad un progetto innovativo che attinge da generi e stili già esistenti rivisitandoli in una chiave del tutto personale e funzionale alla propria concezione idealistica, ben lungi dall’essere in qualche modo definito o etichettato. E scusate se è poco.