Un uomo è intento a
scrivere i suoi racconti di fantasia, giocando con il destino dei personaggi da
lui creati che, come delle marionette, agiscono unicamente secondo la sua
volontà. Ma cosa succede se una delle sue creature immaginarie diventa
autocosciente e dotata di volontà?
Simone Caridi, sanremese classe 1989, dà alla
luce il suo terzo cortometraggio (prodotto dall’Associazione Sanremo Filmica),
di cui cura oltre alla regia anche la sceneggiatura e la fotografia. Il
giovanissimo regista ha collaborato in veste di direttore della fotografia a
diverse pellicole (“Tattoo”di R. Di Gerlando; “Nella Tasca Del Cappotto” di M.
Di Gerlando ), che hanno ottenuto riscontro positivo da parte della critica nei
vari festival in cui sono stati presentati. La storia de “Lo Smalto Nero” ci
viene introdotta attraverso una massima di William
Shakespeare: “Non è nelle Stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi…”, frase che svela in tutto il suo splendore poetico il significato metaforico dell’opera. La vicenda si colloca in una cornice storica antica, come sottolineano i costumi e le incantevoli musiche medievaleggianti (composte dall’arpista Claudia Murachelli), e si svolge prevalentemente in un bosco. A raccontarci quella che è a tutti gli effetti una favola nera è la voce dello scrittore protagonista: l’espediente della voce fuori campo risulta però a tratti ridondante soprattutto a causa della breve durata della pellicola. Suggestiva l’ambientazione gotica e l’atmosfera onirica che si respira dall’inizio alla fine, capace di catapultare lo spettatore in una sorta di sogno, o meglio ancora, tra le pagine di una fiaba macabra, tanto crudele quanto reale. La bellissima protagonista femminile (interpretata dall’angelica Jessica Zampellini) altro non è che un burattino nelle mani di colui che l’ha plasmata sulla carta e che si serve di essa per compiere vendette e decretare il destino altrui: la penna con cui l’uomo scrive la sua favola è anche lo strumento di morte utilizzato dalla fanciulla. Quest’ultima, avvolta in un mantello rosso, si muove tra gli alberi apparendo e scomparendo come se fosse una visione, fino a quando busserà alla porta del suo creatore. Il messaggio che Caridi trasmette (ognuno è artefice del proprio destino) arriva forte e chiaro, sebbene la storia nel complesso non risulti pienamente convincente. La messa in scena è buona e si evince una certa cura per i dettagli ma il comparto sceneggiatura appare piuttosto piatto e fiacco. L’idea di base è senza dubbio originale e il piglio quasi arcano e magico apporta alla pellicola un quid che ben si sposa con l’eleganza della rappresentazione scenica; tuttavia l’intreccio narrativo manca di mordente e ritmo, impedendo uno sviluppo maggiormente efficace e funzionale alla trama. Un lavoro che mostra una struttura di sostegno abbastanza solida e che avrebbe goduto di una resa migliore con qualche piccolo accorgimento in fase di scrittura. La giovane età dell’artista fa comunque ben sperare in un futuro roseo; le potenzialità ci sono tutte e mi auguro che vengano sfruttate nel migliore dei modi. "Lo Smalto Nero" è disponibile per la visione gratuita a questo indirizzo: https://vimeo.com/110154077
Shakespeare: “Non è nelle Stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi…”, frase che svela in tutto il suo splendore poetico il significato metaforico dell’opera. La vicenda si colloca in una cornice storica antica, come sottolineano i costumi e le incantevoli musiche medievaleggianti (composte dall’arpista Claudia Murachelli), e si svolge prevalentemente in un bosco. A raccontarci quella che è a tutti gli effetti una favola nera è la voce dello scrittore protagonista: l’espediente della voce fuori campo risulta però a tratti ridondante soprattutto a causa della breve durata della pellicola. Suggestiva l’ambientazione gotica e l’atmosfera onirica che si respira dall’inizio alla fine, capace di catapultare lo spettatore in una sorta di sogno, o meglio ancora, tra le pagine di una fiaba macabra, tanto crudele quanto reale. La bellissima protagonista femminile (interpretata dall’angelica Jessica Zampellini) altro non è che un burattino nelle mani di colui che l’ha plasmata sulla carta e che si serve di essa per compiere vendette e decretare il destino altrui: la penna con cui l’uomo scrive la sua favola è anche lo strumento di morte utilizzato dalla fanciulla. Quest’ultima, avvolta in un mantello rosso, si muove tra gli alberi apparendo e scomparendo come se fosse una visione, fino a quando busserà alla porta del suo creatore. Il messaggio che Caridi trasmette (ognuno è artefice del proprio destino) arriva forte e chiaro, sebbene la storia nel complesso non risulti pienamente convincente. La messa in scena è buona e si evince una certa cura per i dettagli ma il comparto sceneggiatura appare piuttosto piatto e fiacco. L’idea di base è senza dubbio originale e il piglio quasi arcano e magico apporta alla pellicola un quid che ben si sposa con l’eleganza della rappresentazione scenica; tuttavia l’intreccio narrativo manca di mordente e ritmo, impedendo uno sviluppo maggiormente efficace e funzionale alla trama. Un lavoro che mostra una struttura di sostegno abbastanza solida e che avrebbe goduto di una resa migliore con qualche piccolo accorgimento in fase di scrittura. La giovane età dell’artista fa comunque ben sperare in un futuro roseo; le potenzialità ci sono tutte e mi auguro che vengano sfruttate nel migliore dei modi. "Lo Smalto Nero" è disponibile per la visione gratuita a questo indirizzo: https://vimeo.com/110154077