Dolcezza Extrema è una nave cargo spaziale capitanata
dall’ex rocker Pixws. Quest’ultimo, ormai ridottosi ad umile servo del Re
Grigorio, sarà incaricato del recupero e della distribuzione di una massiccia
dose di docce abbronzanti in onore del
martire Efisio Masciago, tragicamente scomparso. Durante questa folle avventura
incontrerà una serie di personaggi che gli faranno rimpiangere il suo glorioso
passato, portandolo a trasformare la missione in un viaggio folle e
distruttivo.
“Dolcezza Extrema” è il secondo lungometraggio di Alberto
Genovese, regista milanese che vanta una sfilza di lavori (tra cui
cortometraggi, video musicali e web series) dal sapore fantascientifico. La
pellicola vede la luce dopo ben cinque anni di lavorazione, è stata totalmente autofinanziata
ed è realizzata con l’ausilio
del digitale e con un cast di soli sock monsters. Genovese partorisce un’opera brillante ed ingegnosa che credo non abbia eguali (sicuramente nel panorama nostrano): nel cinema indipendente italiano infatti lo sci-fi è un genere poco contemplato; figuriamoci in salsa cartoon e weird. “Dolcezza Extrema” stupisce in primis per la spettacolare resa visiva di cui gode: il comparto tecnico è meticolosamente curato, con un’attenzione ai dettagli davvero degna di nota. La pellicola punta tutto sull’estetica dei protagonisti (in perfetto stile Muppets) ma anche sull’atmosfera dal gusto retrò volta ad omaggiare quell’immaginario fantascientifico degli anni ‘80/’90, che ha accompagnato l’infanzia di molti cultori del genere. Nonostante il piglio grottesco, che si accompagna ad un canovaccio narrativo ingarbugliato e frammentato (aspetto comunque secondario e che nel complesso non inficia il risultato finale), il film riesce a veicolare un messaggio di critica nei confronti della società odierna, sempre governata da una qualche forma di fede (in questo caso nella forma fisica e nella bellezza) che condiziona le nostre vite. I nostri vivono in un mondo asettico, dove ogni malattia è stata debellata e la celebrazione dell'estetismo assume
un'importanza assoluta. Tale scenario ci viene presentato per mezzo di un approccio estremamente ironico ed intelligente, e tutto sommato composto e mai volgare. A straripare è invece una fervente fantasia che dà vita a personaggi bizzarri e simpaticissimi (come non sorridere dinnanzi alla sadica mistress Yomo o al pesce dislessico), i quali si lasciano andare a siparietti di varia natura, caratterizzati da un sarcasmo tagliente e geniale: dalla caccia alle vulve, agli intermezzi musicali di matrice grindcore/brutal death , all’abbuffata di stupefacenti. Un continuo alternarsi di situazioni strambe, su un sottofondo cromatico sgargiante e dinamico. Nel cast, oltre ai pupazzi – tutti realizzati con materiali di recupero come calzini, vecchi maglioni, bottoni e tubi di plastica – vi è anche Marco Antonio Andolfi (unica figura umana) mitico protagonista e regista del cult trash “La Croce delle Sette Pietre”, qui nei panni del Re Grigorio, di cui vediamo solo il viso sotto forma di ologramma. “Dolcezza Extrema” è un viaggio psichedelico capace di catapultare lo spettatore in una dimensione futuristica fatta di forme, colori e musiche, ingredienti che trovano il loro perfetto equilibrio in un contesto disomogeneo e caotico. Un plauso dunque ad Alberto Genovese che con coraggio, passione e grande impegno, ha concepito un’opera assai ambiziosa, una boccata di aria fresca per gli estimatori del genere e non, attraverso la quale ha dato prova di possedere una grande padronanza dei mezzi oltre che spiccate capacità creative. Un prodotto destinato a far parlare di sé, pregno di idee pescate da un nostalgico passato e in contrasto con un presente poco stimolante. Mi auguro che la pellicola possa godere della giusta visibilità e che riesca ad attirare l’attenzione di qualche casa di distribuzione disposta a diffondere questa perla di rara stravaganza.
del digitale e con un cast di soli sock monsters. Genovese partorisce un’opera brillante ed ingegnosa che credo non abbia eguali (sicuramente nel panorama nostrano): nel cinema indipendente italiano infatti lo sci-fi è un genere poco contemplato; figuriamoci in salsa cartoon e weird. “Dolcezza Extrema” stupisce in primis per la spettacolare resa visiva di cui gode: il comparto tecnico è meticolosamente curato, con un’attenzione ai dettagli davvero degna di nota. La pellicola punta tutto sull’estetica dei protagonisti (in perfetto stile Muppets) ma anche sull’atmosfera dal gusto retrò volta ad omaggiare quell’immaginario fantascientifico degli anni ‘80/’90, che ha accompagnato l’infanzia di molti cultori del genere. Nonostante il piglio grottesco, che si accompagna ad un canovaccio narrativo ingarbugliato e frammentato (aspetto comunque secondario e che nel complesso non inficia il risultato finale), il film riesce a veicolare un messaggio di critica nei confronti della società odierna, sempre governata da una qualche forma di fede (in questo caso nella forma fisica e nella bellezza) che condiziona le nostre vite. I nostri vivono in un mondo asettico, dove ogni malattia è stata debellata e la celebrazione dell'estetismo assume
un'importanza assoluta. Tale scenario ci viene presentato per mezzo di un approccio estremamente ironico ed intelligente, e tutto sommato composto e mai volgare. A straripare è invece una fervente fantasia che dà vita a personaggi bizzarri e simpaticissimi (come non sorridere dinnanzi alla sadica mistress Yomo o al pesce dislessico), i quali si lasciano andare a siparietti di varia natura, caratterizzati da un sarcasmo tagliente e geniale: dalla caccia alle vulve, agli intermezzi musicali di matrice grindcore/brutal death , all’abbuffata di stupefacenti. Un continuo alternarsi di situazioni strambe, su un sottofondo cromatico sgargiante e dinamico. Nel cast, oltre ai pupazzi – tutti realizzati con materiali di recupero come calzini, vecchi maglioni, bottoni e tubi di plastica – vi è anche Marco Antonio Andolfi (unica figura umana) mitico protagonista e regista del cult trash “La Croce delle Sette Pietre”, qui nei panni del Re Grigorio, di cui vediamo solo il viso sotto forma di ologramma. “Dolcezza Extrema” è un viaggio psichedelico capace di catapultare lo spettatore in una dimensione futuristica fatta di forme, colori e musiche, ingredienti che trovano il loro perfetto equilibrio in un contesto disomogeneo e caotico. Un plauso dunque ad Alberto Genovese che con coraggio, passione e grande impegno, ha concepito un’opera assai ambiziosa, una boccata di aria fresca per gli estimatori del genere e non, attraverso la quale ha dato prova di possedere una grande padronanza dei mezzi oltre che spiccate capacità creative. Un prodotto destinato a far parlare di sé, pregno di idee pescate da un nostalgico passato e in contrasto con un presente poco stimolante. Mi auguro che la pellicola possa godere della giusta visibilità e che riesca ad attirare l’attenzione di qualche casa di distribuzione disposta a diffondere questa perla di rara stravaganza.