venerdì 7 agosto 2015

IT FOLLOWS - D.R. Mitchell, 2014

La giovane Jay, poco più che adolescente, frequenta Hugh, un ragazzo del quale si è infatuata. Una sera i due si appartano in una zona di campagna e fanno l’amore. Tramite l’atto sessuale Hugh le ha trasmesso, volontariamente, una sorta di maledizione che la costringerà ad una fuga continua: presenze misteriose e terrificanti infatti la perseguiteranno ovunque, con lo scopo di ucciderla. L’unico modo di liberarsene è trasmettere sessualmente la maledizione ad un'altra persona.

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival 2014, “It Follows” è il secondo lungometraggio di David Robert Mitchell, qui in veste di regista e sceneggiatore.  Spinta dalla curiosità ma piuttosto scettica, decido di guardare questa pellicola che molti annoverano come il miglior horror dello scorso anno. “It Follows” non è un
capolavoro ma è senza dubbio uno dei film più riusciti ed intriganti dell’ultimo periodo; un’opera che prende le distanze da qualunque etichetta ma che assume i tratti dell’horror più puro e genuino  poiché capace di far leva sottilmente ed intelligentemente su quegli  elementi fondamentali che contraddistinguono (o almeno dovrebbero) un genere così sfaccettato. Il film si snoda attraverso una costruzione narrativa molto semplice – ma tutto sommato originale – che consente allo spettatore di godersi appieno l’atmosfera suggestiva ed inquietante che si respira per tutta la durata della pellicola, a cominciare dalla spiazzante scena iniziale. In un’era cinematografica in cui gli addetti ai lavori abusano dell’utilizzo di effetti speciali (spesso inseriti in contesti prevedibili e quindi poco efficaci) e ricorrono ad astruse sceneggiature, spicca l’intento del regista di sfruttare un immaginario orrorifico che pesca a larghe mani da un passato non troppo remoto e caro ai cultori più attempati,  privilegiando l’apparato scenico e con esso tutti i simbolismi del caso, senza ricorrere a chissà quali macchinosi stratagemmi visivi. “It Follows” si inserisce in una cornice temporale altalenante, che gli conferisce un aspetto stilistico ed estetico in linea con i nostri tempi ma dall’anima ottantiana.  La pellicola  omaggia infatti certe pietre miliari che hanno dato vita ad icone senza tempo, come Michael Myers, Freddy Krueger o Jason Voohres:  dalla passeggiata delle due sorelle sul vialetto alberato, in perfetto stile Haddonfield (tanti i rimandi ad “Halloween” sparsi qua e là), al piano sconclusionato e pieno di trappole alla Nancy Thompson, fino alla fuga delirante dei protagonisti  – anch’essi caratterizzati secondo gli archetipi della vecchia scuola – che ricorda un qualunque slasher degli anni d’oro.  La componente sessuale, anatema per eccellenza, viene qui rimaneggiata in chiave moderna, rispettando la legge universale che condanna a morte certa chiunque faccia sesso.  A metà strada tra teen slasher e ghost story, il film è completamente incentrato su quel sentimento irrazionale che è la paura: la
 paura di essere seguiti, la paura dell’ignoto, la paura della morte. Diverse le sequenze d’effetto che innescano tutta una serie di reazioni emotive disturbanti, grazie ad una messa in scena sorprendentemente essenziale e priva di fronzoli:  le “presenze”, con il loro incedere lento, sono semplicemente spaventose.  Nessun make up mostruoso, nessun super potere e nessun escamotage sonoro. “Loro” si limitano a seguire, in silenzio. E sono terrificanti. Non manca qualche passaggio a vuoto, soprattutto nelle fasi finali, che rallenta il ritmo smorzando la tensione e facendo perdere di fluidità  alla narrazione.  La direzione di Mitchell  è però magistrale  e ci regala inquadrature armoniose e di ampio respiro  che non escludono  nessuna tecnica di ripresa.  Degna di nota anche la colonna sonora (in alcuni frangenti dal sapore carpenteriano), che enfatizza efficientemente i momenti clou della pellicola, amplificando le sensazioni di angoscia e timore che trasmettono le immagini. “It Follows” è un’opera non scevra di difetti  ma che si fa strada a testa alta nel povero (in termini di qualità) panorama horror contemporaneo, divenuto oramai un pentolone di film fotocopia malamente sortiti ; uno dei pochi prodotti  capaci di incarnare il vero spirito dell’horror grazie alla presenza costante di quell’ingrediente sempre così forzatamente ricercato ma difficilmente trasferibile allo spettatore: la paura.