Il giovane Marty è costretto a subire continue umiliazioni
da parte dei bulli della scuola. Spaventato dalle conseguenze di una sua
possibile reazione violenta alle vessazioni dei compagni, e per di più ignorato
dai genitori, Marty vede nel fratello maggiore Steve l’unico alleato.
Quest’ultimo è però un feroce serial killer che taglia la testa alle sue
vittime e le nasconde in una sacca da bowling. Quando il ragazzino farà la spaventosa
scoperta la sua vita cambierà per sempre.
Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti internazionali, “Found” è uno di
quei film che (non si comprende in base a quale logica) non verrà mai
distribuito nel nostro Paese. Solo nel 2015, a distanza di tre anni dalla data
di produzione, sono state rilasciate due versioni DVD, una tedesca (censurata
di una manciata di minuti) e una austriaca (unrated), molto curata e ricca di
contenuti speciali. Prima della realizzazione del DVD, la visione di questo
piccolo e brutale gioiello è stata resa possibile soltanto grazie allo
streaming gratuito ed autorizzato da Scott Schirmer (evidentemente più furbo ed
intelligente di certi registucoli italiani). Il film è direttamente ispirato
all’omonimo racconto scritto da Todd Rigney, che ritroviamo qui in veste di
sceneggiatore, ed è stato fortemente voluto dal regista americano, che rimase
estremamente colpito dalla lettura del libro. Con un budget di appena ottomila
dollari, Schirmer partorisce un’opera molto al di sopra rispetto ad altre
produzioni più costose e pubblicizzate ma destinata purtroppo (o per fortuna) a
rimanere intrappolata nei circuiti dell’underground. “Found” è caratterizzato
da una dualità di fondo e dalla capacità di passare attraverso stili e toni
diversi (dalla commedia al thriller, dal dramma al gore) in grado di
disorientare positivamente lo spettatore. A cominciare dalla rappresentazione
dell’orrore, che non è solo visiva ma anche, e soprattutto, legata ad un
contesto sociale e domestico opprimente, dominato da ignoranza e menefreghismo.
Le dinamiche familiari vengono rappresentate con estrema naturalezza e tangibile
realismo: quella di Marty è la classica famiglia appartenente alla middle class
statunitense nella quale il sentimento più vero sembra essere l’indifferenza. Il
protagonista ci viene descritto come un ragazzo sensibile, fondamentalmente buono
ed introverso, con una smisurata passione per fumetti e film horror. Al
contrario, Steve (la cui camera tappezzata di poster e colma di VHS provoca una
certa nostalgia agli spettatori più attempati), è un sadico serial killer
apparentemente animato da motivazioni razziste, il quale mostra però nei
confronti di Marty un sincero (ma malato)
amore fraterno. I genitori sono le tipiche
persone “perbene” che inculcano ai figli un’educazione rigida di stampo
religioso, salvo poi rivelare la loro autentica natura ipocrita e conformista. Il
bene e il male così si fondono e si confondono tra loro, assumendo un significato
distorto e cangiante e questo sembra essere in fin dei conti il messaggio del
film. Che si svolge anche come un percorso di formazione: in continua lotta con
sé stesso ed il mondo intero, Marty vede in Steve l’unica persona capace di
proteggerlo e nonostante abbia scoperto il suo terribile segreto, non riesce a considerarlo
un mostro ed anzi instaura con lui un rapporto di insana complicità e
ammirazione. La visione di “Headless” , uno slasher violento e sanguinario da
cui Steve ha tratto ispirazione, riporterà il ragazzino alla cruda realtà,
sottraendogli l’ultimo appiglio verso quel mondo fatto di finzione e
spensieratezza che fino a quel momento era stato la sua vita. Ma qual è il vero
orrore? Le immagini cruente di un film o l’imposizione di una moralità
socialmente accettabile ma falsa? Chi è il carnefice e chi la vittima? Man mano
che passano i minuti assistiamo al declino emotivo di Marty, sempre più
consapevole e meno bambino. Uno dei punti di forza di “Found” è proprio
l’interpretazione del giovane esordiente Gavin Brown il quale offre una prova
attoriale più che convincente, sostenendo egregiamente il peso della pellicola.
Nonostante qualche passaggio risulti abbastanza prevedibile, il film mantiene
una buona dose di suspance e, ad una prima parte più dilatata e riflessiva, ne segue
una seconda decisamente più violenta. Schirmer mescola sapientemente l’orrore
psicologico e quello viscerale, creando un equilibrio visivo ed emotivo profondo
e indissolubile: il malessere crescente di Marty e il deviato senso di
protezione di Steve nei suoi confronti sfoceranno in una barbarie atroce e
disumana, fino al sanguinario epilogo. Nonostante i pochi mezzi a disposizione la pellicola è
qualitativamente buona; nessun manierismo tecnico ma una regia sempre attenta
ed incisiva, così come la fotografia e l’ottimo score musicale. Visione
caldamente consigliata!