giovedì 24 marzo 2016

RUGGERO DEODATO INTERVISTA - 14/03/2016

In occasione della proiezione di “The Green Inferno” di Eli Roth al cinema Mexico di Milano, la Midnight Factory ha invitato un ospite d’eccezione, ad introdurre l’ultima fatica del cineasta americano: Ruggero Deodato. Abbiamo incontrato un disponibilissimo “Monsieur Cannibal” negli studi della Koch Media, dove abbiamo piacevolmente conversato di passato, presente e futuro. Buona lettura!


Iniziamo parlando del suo ultimo film “Ballad in Blood”, basato su un fatto di cronaca che è stato un vero e proprio caso mediatico. Qual è stato il processo creativo di questo suo nuovo lavoro?

Si, è ispirato ad un fatto di cronaca italiano ma ho cambiato la storia in corsa, così come era avvenuto in “La Casa Sperduta nel Parco”. Trovo che nella realtà i giudici abbiano commesso diversi errori, quindi nel film ho fatto le mie condanne, seguendo il mio istinto. Ci sono diverse antologie con “La casa Sperduta nel Parco”  anche se in quest’ultimo c’era David Hess che era tostissimo, mentre “Ballad in Blood” è più un film di gruppo. Dei due reputo quest’ultimo lavoro  superiore.

Com’è stato lavorare con un cast molto giovane?

Dopo tanti anni che non facevo cinema avevo un po’ paura perché tutti quanti si aspettano un film da me e tutti mi ritengono un maestro.  I giovani giudicano le pellicole dicendo “è ben girato” e questo mi infastidisce perché un film non dev’essere ben girato ma ben recitato e ben scritto. Ad esempio di recente ho visto “Suburra” che è un buon film, poi ho visto “Non Essere Cattivo”.  All’uscita dal cinema un mio fan  mi ha chiesto: “Deodato, è  ben girato il film?” ho risposto: “Questo è un capolavoro non c’entra niente col bel girato”. Sollima è bravo, anche se io “Suburra” l’avrei girato in un altro modo. Io ho fatto un buon film e mi sono meravigliato del risultato finale, ma c’è un’altra cosa che paradossalmente gioca a mio favore, e cioè il fatto che sia stato molto combattuto. L’ho scritto 3 anni fa ed era tutto in forse, ho chiesto l’aiuto ministeriale ma non avendo punteggio non volevano darmelo. Allora ho scelto un attore che aveva preso un David di Donatello e ho creato una parte per lui, questo ha contribuito molto a migliorare la storia. Per quanto riguarda la troupe, beh, venivo dalla fiction dove gli addetti ai lavori sono come degli zombi, privi di passione. In questo caso invece mi hanno fatto sentire un colosso, erano tutti molto entusiasti di lavorare con me.

Il rapporto con il cast e con la troupe è stato quindi importante?

Si, è stato fondamentale. Tra l’altro ho fatto una colonna sonora in inglese con quattro ragazzi esordienti bravissimi; adoro la protagonista (Carlotta Morelli n.d.r.), lei è di Arezzo ma ha recitato con un accento americano perfetto.

Quando è prevista l’uscita?

Prima di tutto bisogna doppiarlo, spero che piaccia a questa distribuzione (Koch Media n.d.r.). Se lo prendono uscirà intorno settembre/ottobre.

Veniamo al motivo che l’ha portata oggi qui a Milano, la presentazione di “The Green Inferno” di Eli Roth. Della lavorazione del film e del vostro rapporto se ne son dette tante, stilisticamente parlando dove inizia e dove finisce l'influenza che il suo film ha avuto su quello di Eli?

Inizialmente mi aveva fatto arrabbiare perché non mi aveva avvisato ed ero un po’ scocciato. Poi mi ha chiamato e abbiamo visto il film insieme ad un festival di Roma,  quando è uscita fuori la scritta a caratteri cubitali “Per Ruggero” mi sono commosso. Il film che ha imitato però non è “Cannibal Holocaust”  ma “Ultimo Mondo Cannibale”. Sono rimasto molto colpito dalle riprese alla giungla, realizzate con un drone; io per riprendere la giungla dall’alto in Malesia ci mettevo 6 ore e ho sempre rischiato la vita. In “Inferno in Diretta” giravo su un elicottero con la macchina a mano e un tizio che mi teneva dietro.

Dal punto di vista formale le è piaciuto? Lo spirito è comunque molto diverso rispetto a “Cannibal Holocaust”

 Il film l’ho trovato ben fatto ma ci sono delle cose che mi urtano i nervi:  quando vedo gli indios conciati come nel film di Mel Gibson  (“Apocalypto” n.d.r.) dico “vabbè è una tarantinata”…ma perché gli hanno dato i 18 anni? E’ un film ironico, non puoi spacciarlo per film verità. Poi ha voluto fare un po’ l’intellettuale e ha citato Helzorg e questo mi ha fatto un po’ incazzare. Però il film è spettacolare, gli attori sono bravi soprattutto la protagonista, con la quale mi sarebbe piaciuto lavorare. Per quanto riguarda lo spirito del film, concordo, è totalmente diverso. Ho apprezzato molto comunque che abbia voluto omaggiarmi, in Italia non lo farebbe mai nessuno.

Perché secondo lei c’è questa mentalità diversa in Italia?

Non saprei.  Anche Oliver Stone ha imitato l’incendio di Cannibal Holocaust (in “Platoon” n.d.r.) però te lo dice, gli italiani invece no. Eli è il massimo della correttezza. Poi mi ha fatto fare un cameo delizioso in “Hostel”. Lui è sempre vigile con me. E’ la terza volta che presento un suo film ed ha girato un video di presentazione per “The Green Inferno” da proiettare al cinema. A Londra c’è un poster dove ci sta per metà “Cannibal Holocaust” e metà “The Green Inferno”. L’ho chiamato per un festival ed è venuto di corsa. In Italia non ci stanno queste cose qua. Io non sono un immodesto, quando mi chiamano per fare una pubblicità  vado di corsa perché mi entusiasma. In italia invece “ah il regista che ha fatto I Ragazzi del Muretto”, di cui tra l’altro sono orgoglioso…ma perché non spendi una parola in più?

“Cannibal Holocaust” e soprattutto “L’inferno in Diretta” sono dei film che vogliono provocare, sono dei film scomodi, forse dipende anche da questo il mancato apprezzamento.

Non credo. Il più scomodo in assoluto è -giustamente-  "Salò" di Pasolini, poi arrivo io e a seguire  Kubrick. Io non ho voluto fare uno splatter, io ho voluto fare una denuncia. I giornalisti vogliono fare uno scoop e dove non c’è lo creano e nessuno dice nulla. Io invece faccio un film e me lo tagliano, me lo vogliono bruciare, mi mettono i 18 anni. Sai chi ha scoperto che era una denuncia e adesso è diventato un cult? Gli inglesi. È uscito in Inghilterra dopo 30 anni , l’ha visto un censore e l’ha fatto passare. 1500 studenti hanno scritto una relazione e tutti quanti hanno capito quale fosse il vero spirito di “Cannibal Holocaust”. Sono stato invitato a cena all’ambasciata italiana in Inghilterra, e l’indomani mattina c’è stata la proiezione. Il pubblico era molto diverso, più maturo, più “normale”. Pensa che la moglie di Joe Dante quando mi ha conosciuto è rimasta sorpresa che fossi una persona normale. I critici mi paragonano a Mattei o Joe D’amato, ma come cazzo fai? Io ho fatto 60 film come aiuto regista di Rossellini, Corbucci, Margheriti e tanti altri…di che parliamo? Perché mi devi mettere con gli squalificati? Che oltre tutto mi hanno imitato. Io sopravvivo perché ho abbracciato tutto, faccio pubblicità, televisione, documentari, fiction. Adesso mi sono cimentato con questo film, forse passerò dei guai ma chi se ne frega?

Tra pubblicità, televisione e cinema qual è il mezzo che le consente di esprimersi al meglio? Ha una preferenza?

Se tu sei innamorato di un lavoro cerchi di non perderlo.  Alla fine delle riprese di “Era Notte a Roma” di Rossellini  tutti andavano a lavorare con registi importanti… e io? Dopo aver fatto quattro film con Rossellini mi chiamò un certo Bragaglia, regista di “Telefoni  Bianchi”, e tutti mi dicevano: “ma dopo Rossellini vai a fare un film di Bragaglia?”. La mia fidanzata di allora mi spinse ad accettare e quella fu la mia fortuna perché sono sceso in B ma lui era un mestierante e mi ha insegnato la tecnica, mentre da Rossellini, che era un artista, ho appreso la creatività. Quindi abbracciando tutto accumuli maestria per fare qualsiasi cosa. I miei maestri sono stati Rossellini che mi ha dato la realtà, Corbucci la crudeltà e  Bolognini l’eleganza. Oggi chi è che conosce Mastroianni? Sono di un’ignoranza…i giovani d’oggi non hanno avuto 500 bravi registi sopra, non è neanche colpa loro...adesso ne nomini quattro e hai finito.

E’ anche per la mancanza di nuovi maestri che il cinema italiano ha subito una battuta d’arresto?

Si, certamente. Io purtroppo sono stato il precursore di un modo di girare che se è fatto bene ok, se fatto male non fatichi…ci deve essere la ciccia intorno altrimenti non serve a niente. Poi oggi con le nuove tecnologie si fatica meno. Adesso il cinema italiano è molto migliorato nella commedia,  gli anni 90 non si potevano vedere,  sempre con gli stessi attori. I registi oggi sono più acculturati. Invece il cinema di genere è finito.  Spagnoli e francesi stanno facendo molto bene, sono curioso di vedere come reagirà la critica al mio nuovo film. Tra l’altro presto andrò al Festival di Lucca (dove verrà presentato in anteprima "Ballad in Blood" n.d.r.), ci sta anche Romero, Friedkin…ed io. Romero mi sta antipatico.

Come mai?

C’è una storia dietro. Io non mi considero un regista horror e non guardo i film horror, a parte i classici. Gli splatter non mi piacciono, non li so fare. Magari avessi fatto io un film con gli zombi, Romero ha 300 persone in fila per l’autografo, io ne avrò 100. L’ho incontrato nel 2000 ad un festival a Barcellona, allora mi sono presentato: “Signor Romero I’m Ruggero Deodato” e lui ha detto: “Nice to meet you”, si è girato e se n’è andato. Allora mi dicevano:“forse è nervoso, forse non ha mai visto un film tuo”. Dopo quattro mesi sono andato al  festival di Gèrardmer dove il presidente di giuria era Stuart Gordon e io selezionavo con lui dei film. Comincia il primo “Cloverfield”.  Io mi giro verso Gordon e gli dico “Cannibal Holocaust” e lui “Yes”, poi arriva “Rec”, io faccio “Cannibal Holocaust” e lui “Yes”. Dopo arriva il film di Romero “Diary of the Dead” e io faccio “Cannibal Holocaust”, e lui “Yes vaffanculo Romero!” Finale del festival, Gordon si rivolge alle 2500 persone presenti e dice:“this is not the Gérardmer Festival,  this is the Ruggero Deodato festival! Romero, vaffanculo!” e tutti ad applaudire. Ma ti pare giusto? Aveva  sicuramente visto il mio film, bastavano due parole. Tutti quelli che hanno copiato da me mi piacciono di più quando non ci mettono  zombi o mostri. Comunque dopo quell’episodio l’ho incontrato tante altre volte e non l’ho mai salutato, adesso non so che farò!

Quindi questi nuovi generi come ad esempio i torture porn non le piacciono…

Mi è piaciuto molto “Martyrs” perché è una storia troppo forte. Il primo film che mi ha fatto veramente paura è “La Scala a Chiocciola” degli anni 50. In genere deludo molto i miei fan anche se adesso hanno capito che io sono realista e sono per il cinema verità.

Si perché comunque la violenza che lei mette in scena è funzionale alla trama e non gratuita

Si, esattamente. Poi ho fatto anche dei film per appetito come “Il Camping del Terrore", “Il Telefono che Uccide” per divertimento, “The Washing Machine” perché era una piece teatrale italiana per cui mi piaceva farlo. “Ballad in Blood” non è un horror, è un film realista come “La casa Sperduta nel Parco” che ho girato ispirandomi al massacro del Circeo.

In qualche modo lei si è sempre ispirato alla realtà

Si, sempre. Anche dietro a “Inferno in diretta” c’è una storia vera. Il film avrebbe dovuto farlo Wes Craven, lui aveva in mente una storia che io poi ho completamente cambiato. Un giorno vidi una colombiana che portava un bambino tra le braccia, quando è arrivata a New York l’hostess l’ha fermata e si è accorta che il bambino che era morto. L’autopsia rivelò che era pieno di droga, per cui mi sono ispirato a questo cambiando poi la storia. Il budget era abbastanza cospicuo, ho avuto un cast enorme e mi sono reso conto che quando faccio un film con sconosciuti faccio quello che voglio. Gli attori grossi hanno invece pretese elevate, peggio ancora le “mezze tacche”. Ti devi adattare a loro, ti mettono alla prova. Anche in “Concorde Affaire '79” avevo grossi calibri. Lavorare con i premi oscar è una passeggiata perchè sono amabili, ti seguono. Io sono passato dal comico al genere perché nel comico comanda il comico. Lo metti lì e dici “facci ridere”. Ma io voglio fare il regista. Il cinema di genere purtroppo non esiste più.

Grazie per la disponibilità, è stato un vero piacere fare la sua conoscenza.

Grazie a te!

Intervista originariamente pubblicata su HorrorMovie