Un dentista sfrutta la sua attività per collezionare i denti
dei suoi clienti, divertendosi a torturarli. Un giorno si presenta in studio
l’ennesimo paziente, il quale sembra avere un dente perfetto da aggiungere alla
collezione del maniaco. Quest’ultimo non sa però che anche il malcapitato ha
un’insana passione…
Secondo di una lunga lista di cortometraggi firmati da Federico Tadolini, il
quale dà il suo contributo artistico non solo nel campo cinematografico ma
anche in quello della scrittura ed ha all’attivo svariati racconti
horror-splatter pubblicati in diverse antologie di genere. Il titolo del corto,
fin troppo esplicativo, non lascia presagire nulla di buono, ed in effetti il regista
toscano mette in scena un teatrino cruento e spietato dove l’ingrediente fondamentale
(il sangue ) è
il padrone assoluto. La formula utilizzata da Tadolini, sia dal
punto di vista narrativo che da quello visivo, non offre spunti particolarmente
originali e si adagia sui classici stilemi del torture-porn di ultima generazione,
in maniera tutto sommato efficace. La
trama, nella sua estrema semplicità, sembra essere più che altro un pretesto
per mostrare torture ed efferatezze di ogni tipo: ben realizzati gli effetti
speciali, a cura di Martina Del Prete, e ben orchestrate anche le scene più
truculente, con rimandi al terrificante (ma anche ironico) “The Dentist” di
Brian Yuzna. Nel cast oltre a Raffaele Borreca (il dentista) troviamo lo stesso regista nei panni dell’assistente –
suppongo che la voglia di farsi torturare fosse irresistibile! – e Lorenzo
Lepori, autore di svariati film horror indipendenti. Il taglio artigianale
della pellicola non influisce in modo particolarmente negativo sulla discreta
riuscita della stessa, facendo anzi emergere le qualità dell’artista nostrano,
abile a spostare l’attenzione – sfruttando al massimo i pochi mezzi a
disposizione – sul comparto visivo il quale beneficia di un violento impatto scenico."Il Collezionista” non è un lavoro perfettamente riuscito: probabilmente
lo scarso budget a disposizione e la poca esperienza (si tratta comunque della
seconda esperienza alla regia) hanno avuto il loro peso. A differenza di altri lavori
del nostro autore, come ad esempio il successivo “Video Nasty” (inserito
nell’antologia “17 A Mezzanotte”), questo corto ha un piglio molto serioso, che
da un lato acuisce il senso di disagio e disgusto che caratterizza i passaggi più brutali ma dall’altro finisce
per rendere abbastanza noiosa la visione. Con una strizzata d’occhio allo snuff
movie, Tadolini mette a confronto due diverse tipologie di “mostri” (per la
verità due stereotipi molto in voga ultimamente), giocando anche la carta del
colpo di scena finale: una trovata forse un po’ forzata ma, se vogliamo, in linea con lo spirito sadico del film.
Un’opera acerba per certi versi ma che potrebbe rivelarsi un pugno nello
stomaco per chi non è avvezzo ad un genere “pornografico” come lo
splatter-gore. Da segnalare in ultimo la locandina disegnata da Paolo Di
Orazio, fondatore della celebre rivista “Splatter”.