La felicità di un'affiatata coppia di innamorati viene distrutta quando lei muore in un incidente stradale. Il compagno, piegato dal dolore, si dedica anima e corpo alla sua attività di scultore creando una statua con le sembianze dell'amata. Ad opera terminata una sconvolgente trasformazione colpirà i due amanti: la scultura comincerà a sanguinare e sull'uomo compariranno scaglie di polvere.
Con “Genesis” Cerdà chiude il cerchio della “Trilogia della Morte”, cominciato con il suggestivo "The Awakening" e seguito dal durissimo “Aftermath”. Dopo aver affrontato il mistero della morte dal punto di vista spirituale e materiale, il regista spagnolo mette in scena l'approccio emotivo alla fine dell'esistenza della persona amata. Pluripremiato come miglior cortometraggio e miglior regia in vari festival in giro per il mondo, la pellicola gode di una direzione artistica sopraffina e fluida, pura estasi per gli occhi di chi guarda. Una fotografia eterea e cristallina fa da cornice ad immagini che, di concerto con la regia e in assoluta armonia con le consuete sonorità classiche, paiono danzare in un'atmosfera malinconica e nostalgica. Pep Tosar, ancora una volta protagonista, dà ulteriore prova della sua bravura e capacità d'espressione riuscendo a toccare le corde più profonde dell'animo umano senza proferire parola.
Il destino ha brutalmente strappato via all'uomo l'affetto più importante della sua vita, lasciandolo in un profondo stato di solitudine e sofferenza. La perdita dell'amata gli sconvolge l'esistenza e, per placare l'enorme senso di vuoto ed alleviare le sue pene, l'uomo si dedica alla realizzazione di una scultura con le fattezze della moglie, assecondando l'inconscio desiderio di far rivivere in essa la donna. Non c'è spazio per la rassegnazione, l'idea di accettare una perdita così grande appare inconcepibile, l'ossessione e l'annullamento della propria identità prendono tragicamente il sopravvento. La statua pare assorbire la vitalità dello scultore, il quale spesso e volentieri si abbandona a struggenti momenti
di sconforto. Dramma e dolore tingono di nero quella che sostanzialmente è una storia d'amore, ma non solo. La rinascita è la chiave di lettura, il fulcro dell'estremo sacrificio che non conosce limiti di fronte alla disperazione e all'amore. Cerdà sfoggia in quest'opera tutto il suo talento creativo, assecondando una ricercatezza stilistica efficace e di grande impatto: ogni singola ripresa è un'opera d'arte, intrisa di grazia ed eleganzaLa cura dell'estetica è maniacale, ogni dettaglio trasuda una bellezza straziante e plumbea. Una visione estremamente emozionante, poetica, genuina, che sfrutta un linguaggio cinematografico sofisticato e di alto livello. Nonostante il film sia privo di dialoghi, interamente ambientato in un'unica location e con un solo protagonista, il messaggio del regista arriva forte e chiaro. “Genesis” è un lavoro superbo, che colpisce al cuore e che fa male, profondo nella sostanza e perfetto nella forma, la degna conclusione del lungo e macabro viaggio attraverso i sentieri della morte.
Il destino ha brutalmente strappato via all'uomo l'affetto più importante della sua vita, lasciandolo in un profondo stato di solitudine e sofferenza. La perdita dell'amata gli sconvolge l'esistenza e, per placare l'enorme senso di vuoto ed alleviare le sue pene, l'uomo si dedica alla realizzazione di una scultura con le fattezze della moglie, assecondando l'inconscio desiderio di far rivivere in essa la donna. Non c'è spazio per la rassegnazione, l'idea di accettare una perdita così grande appare inconcepibile, l'ossessione e l'annullamento della propria identità prendono tragicamente il sopravvento. La statua pare assorbire la vitalità dello scultore, il quale spesso e volentieri si abbandona a struggenti momenti
di sconforto. Dramma e dolore tingono di nero quella che sostanzialmente è una storia d'amore, ma non solo. La rinascita è la chiave di lettura, il fulcro dell'estremo sacrificio che non conosce limiti di fronte alla disperazione e all'amore. Cerdà sfoggia in quest'opera tutto il suo talento creativo, assecondando una ricercatezza stilistica efficace e di grande impatto: ogni singola ripresa è un'opera d'arte, intrisa di grazia ed eleganzaLa cura dell'estetica è maniacale, ogni dettaglio trasuda una bellezza straziante e plumbea. Una visione estremamente emozionante, poetica, genuina, che sfrutta un linguaggio cinematografico sofisticato e di alto livello. Nonostante il film sia privo di dialoghi, interamente ambientato in un'unica location e con un solo protagonista, il messaggio del regista arriva forte e chiaro. “Genesis” è un lavoro superbo, che colpisce al cuore e che fa male, profondo nella sostanza e perfetto nella forma, la degna conclusione del lungo e macabro viaggio attraverso i sentieri della morte.
Pubblicato su HorrorMovie