Una giovane coppia decide di fare una gita sulle Alpi. Giunti in un piccolo paese circondato dai boschi i due innamorati s'imbatteranno in uno strano personaggio in motocicletta, uno scrittore che li metterà in guardia dai pericoli del luogo. Una ragazza, Arva, si offre di prestare loro rifugio per la notte in una casa abbandonata nel bosco. La giovane è in realtà una sorta di strega in cerca di vittime e quella che doveva essere una romantica vacanza si trasformerà in una caccia spietata.
Negli indimenticabili anni '80 l'Italia ci ha regalato numerosissime perle destinate a fare scuola nell'ambito del cinema di genere underground. Tali film, all'epoca spesso denigrati e snobbati dai più, vengono oggi considerati dagli appassionati autentici cult movies degni di attenzione e rispetto. Tra i vari sequel apocrifi de “La Casa” e “Zombie 2”, che ricordiamo per essere alcune delle pellicole più trash in circolazione (diretti dai vari Fragasso, Lenzi e compagnia bella), spiccano anche dei gioielli solitari come “Paganini Horror”, “Zombie Holocaust”, “Le Notti Del Terrore” (solo per citarne alcuni) e appunto “Il Bosco 1”. Quest'ultimo, esattamente come i film sopracitati, appartiene a quella categoria di opere “so bad so good”, le quali, per essere apprezzate e comprese, richiedono un'analisi contestualizzata ma anche -e soprattutto- una certa predisposizione alla parte puramente ludica di un certo tipo di cinema.
Poco conosciuto a causa della pessima distribuzione italiana, il film venne notato dalla Troma che ne acquistò i diritti e lo fece uscire in America con il titolo di “Evil Clutch”, sfruttando il successo del famoso e di poco antecedente “Evil Dead” di Sam Raimi. Da molti apostrofato come “il peggior horror italiano del secolo” (al pari di “Troll 2” di Fragasso ) “Il Bosco 1” è considerato dai cultori del genere il B movie per eccellenza, e gode di un successo postumo non indifferente. In senso assoluto siamo dinnanzi ad un film discutibile sotto ogni punto di vista, ma, se teniamo presente il filone a cui appartiene e il pubblico a cui è destinato, l'analisi assume una piega totalmente differente: si rischierebbe infatti di commettere un enorme errore di valutazione se si criticasse la pellicola in questione considerando come riferimento i classici canoni cinematografici . Il senso di quest'opera è racchiuso in poche parole citate dal regista Andrea Marfori: “Questo film è un insieme di cose che non possono stare insieme: musica colta, fumetto, trash, assurdo”. Ogni secondo della pellicola è pregno di trashume allo stato puro, ciò che appare sgangherato o semplicemente riuscito male rispecchia in realtà la volontà del regista. La trama è di una semplicità disarmante e coinvolge solamente cinque personaggi. Ad introdurci nel vivo della storia è un'improbabile scrittore (interpretato da Lorenzo Crovato), soggetto alquanto bizzarro che veste con un lungo impermeabile bianco e porta occhialini e casco da aviatore in stile anni '40 (“Un perfetto incrocio tra Snoopy e il tenente Colombo”, per usare ancora le parole di Marfori). Questi, una volta incontrati casualmente i due ragazzi protagonisti della pellicola, inizia a raccontare loro le leggende del posto, che vedono protagonista l'antico popolo dei Cimbri, dedito – nella fantasia filmica – a rituali di evocazione demoniaca. La narrazione è accompagnata da immagini che mostrano la “possessione” e zombificazione, estrapolate dal corto “Gory Sand” girato da Marfori pochi mesi prima dell'inizio delle riprese del film vero e proprio, di cui rappresenta un'anticipazione. Se vi state chiedendo chi diavolo siano i Cimbri sappiate che tale popolo è davvero esistito ed ha abitato nelle località dov'è ambientato il film. Gli strani incontri non finiscono qua: la coppia farà presto la conoscenza di Arva, una ragazza dai tratti somatici inquietanti e sinistri, che si scoprirà essere una “strega”, con tanto di denti vampireschi ed un artiglione tra le gambe che strappa via i “gioielli” degli ometti (dai gusti evidentemente discutibili) che la giovane adesca. La fidanzatina Cindy, interpretata da Coralina Cataldi Tassoni, (nota per la sua partecipazione a film horror come “Demoni 2”, “Opera”, “La Terza Madre”) spicca non solo per l'abbigliamento ottantiano in stile Madonna ma anche per l'esagerata inflessione inglese della parlata, davvero esilarante. Esilaranti sono anche i dialoghi,
che raggiungono apici di totale assurdità, così come la recitazione a tratti imbarazzante dei nostri. Sarebbe sterile ed inutile smuovere critiche al montaggio piuttosto che alla sceneggiatura o a qualche altro aspetto puramente tecnico: il film, nelle sue numerose imperfezioni, funziona bene così com'è. Tra effetti speciali casalinghi e sequenze prive di senso, è impossibile non notare i bellissimi e suggestivi paesaggi in cui si svolge parte della storia. I boschi ed il cimitero che si vede all'inizio si trovano in Lessinia, più precisamente nei pressi dell'altipiano di Asiago. La ricercatezza estetica delle locations si mescola così con il grezzume di tutti gli altri elementi conferendo alla storia un che di magico e misterioso. Seppur nella sua logica dell'assurdo, il film presenta alcuni momenti inutilmente dilatati che ne rallentano il ritmo, uno su tutti la corsa di Cindy fuori dai boschi, la quale, dopo essersi messa finalmente in salvo (o forse no...) ci delizierà con un ringraziamento ad un non meglio precisato “Dio della luce”. Da segnalare anche la colonna sonora dalle tinte gotiche e per nulla pacchiana. Poco importa se le riprese in soggettiva, i rami che prendono vita, la motosega etc etc ricordino pesantemente un certo Raimi: il film diverte ed intrattiene proprio per gli scenari surreali che ci offre, per le innumerevoli situazioni illogiche che non dovrebbero sucitare inutili domande, semplicemente perchè le risposte non esistono. “Il Bosco 1” è in definitiva un piccolo gioiello del trash, una goduria per gli estimatori del genere, un film che non ha ragione di esistere per tutti gli altri.
Poco conosciuto a causa della pessima distribuzione italiana, il film venne notato dalla Troma che ne acquistò i diritti e lo fece uscire in America con il titolo di “Evil Clutch”, sfruttando il successo del famoso e di poco antecedente “Evil Dead” di Sam Raimi. Da molti apostrofato come “il peggior horror italiano del secolo” (al pari di “Troll 2” di Fragasso ) “Il Bosco 1” è considerato dai cultori del genere il B movie per eccellenza, e gode di un successo postumo non indifferente. In senso assoluto siamo dinnanzi ad un film discutibile sotto ogni punto di vista, ma, se teniamo presente il filone a cui appartiene e il pubblico a cui è destinato, l'analisi assume una piega totalmente differente: si rischierebbe infatti di commettere un enorme errore di valutazione se si criticasse la pellicola in questione considerando come riferimento i classici canoni cinematografici . Il senso di quest'opera è racchiuso in poche parole citate dal regista Andrea Marfori: “Questo film è un insieme di cose che non possono stare insieme: musica colta, fumetto, trash, assurdo”. Ogni secondo della pellicola è pregno di trashume allo stato puro, ciò che appare sgangherato o semplicemente riuscito male rispecchia in realtà la volontà del regista. La trama è di una semplicità disarmante e coinvolge solamente cinque personaggi. Ad introdurci nel vivo della storia è un'improbabile scrittore (interpretato da Lorenzo Crovato), soggetto alquanto bizzarro che veste con un lungo impermeabile bianco e porta occhialini e casco da aviatore in stile anni '40 (“Un perfetto incrocio tra Snoopy e il tenente Colombo”, per usare ancora le parole di Marfori). Questi, una volta incontrati casualmente i due ragazzi protagonisti della pellicola, inizia a raccontare loro le leggende del posto, che vedono protagonista l'antico popolo dei Cimbri, dedito – nella fantasia filmica – a rituali di evocazione demoniaca. La narrazione è accompagnata da immagini che mostrano la “possessione” e zombificazione, estrapolate dal corto “Gory Sand” girato da Marfori pochi mesi prima dell'inizio delle riprese del film vero e proprio, di cui rappresenta un'anticipazione. Se vi state chiedendo chi diavolo siano i Cimbri sappiate che tale popolo è davvero esistito ed ha abitato nelle località dov'è ambientato il film. Gli strani incontri non finiscono qua: la coppia farà presto la conoscenza di Arva, una ragazza dai tratti somatici inquietanti e sinistri, che si scoprirà essere una “strega”, con tanto di denti vampireschi ed un artiglione tra le gambe che strappa via i “gioielli” degli ometti (dai gusti evidentemente discutibili) che la giovane adesca. La fidanzatina Cindy, interpretata da Coralina Cataldi Tassoni, (nota per la sua partecipazione a film horror come “Demoni 2”, “Opera”, “La Terza Madre”) spicca non solo per l'abbigliamento ottantiano in stile Madonna ma anche per l'esagerata inflessione inglese della parlata, davvero esilarante. Esilaranti sono anche i dialoghi,
che raggiungono apici di totale assurdità, così come la recitazione a tratti imbarazzante dei nostri. Sarebbe sterile ed inutile smuovere critiche al montaggio piuttosto che alla sceneggiatura o a qualche altro aspetto puramente tecnico: il film, nelle sue numerose imperfezioni, funziona bene così com'è. Tra effetti speciali casalinghi e sequenze prive di senso, è impossibile non notare i bellissimi e suggestivi paesaggi in cui si svolge parte della storia. I boschi ed il cimitero che si vede all'inizio si trovano in Lessinia, più precisamente nei pressi dell'altipiano di Asiago. La ricercatezza estetica delle locations si mescola così con il grezzume di tutti gli altri elementi conferendo alla storia un che di magico e misterioso. Seppur nella sua logica dell'assurdo, il film presenta alcuni momenti inutilmente dilatati che ne rallentano il ritmo, uno su tutti la corsa di Cindy fuori dai boschi, la quale, dopo essersi messa finalmente in salvo (o forse no...) ci delizierà con un ringraziamento ad un non meglio precisato “Dio della luce”. Da segnalare anche la colonna sonora dalle tinte gotiche e per nulla pacchiana. Poco importa se le riprese in soggettiva, i rami che prendono vita, la motosega etc etc ricordino pesantemente un certo Raimi: il film diverte ed intrattiene proprio per gli scenari surreali che ci offre, per le innumerevoli situazioni illogiche che non dovrebbero sucitare inutili domande, semplicemente perchè le risposte non esistono. “Il Bosco 1” è in definitiva un piccolo gioiello del trash, una goduria per gli estimatori del genere, un film che non ha ragione di esistere per tutti gli altri.
Pubblicato su HorrorMovie
EDIZIONE DVD
EDIZIONE DVD
A venticinque anni di distanza dall'uscita de “Il Bosco 1” il regista Andrea Marfori decide di fare un regalo ai suoi fans realizzando una special edition a tiratura limitata a 300 copie. Questa edizione, ad oggi l'unica disponibile per il mercato italiano, contiene due dischi, numerati in serigrafia ed autografati in originale dal regista. Il primo dvd contiene il film in formato 16:9 in versione ovviamente rimasterizzata, anche se la qualità video non è purtroppo delle migliori; il secondo disco contiene invece circa un'ora e mezza di contenuti speciali. Più precisamente si tratta di un documentario che raccoglie una lunga intervista a Marfori ma non solo: viene data voce agli addetti ai lavori dell'epoca e ai fans più recenti che raccontano il loro approccio al film. Belle anche le immagini di questi ultimi in “pellegrinaggio” nei luoghi dov'è ambientata la pellicola, con Marfori in veste di cicerone. Interessante la retrospettiva del regista che analizza aspetti e peculiarità della sua opera,
dando la sua personale interpretazione e soffermandosi su curiosi e simpatici aneddoti occorsi durante la produzione. Negli extra è stato anche inserito il teaser del tanto sospirato sequel “Il Bosco 2” la cui uscita è prevista per il 2014. La pellicola, forte dei consensi e dell'apprezzamento di vecchie e nuove generazioni, rappresenta uno dei classici della produzione Troma, che ha esportato il nostro prodotto all'estero accrescendo la fama di cui gode oggi. Una vera chicca per tutti gli appassionati del genere che di certo non si faranno sfuggire questo raro pezzo da collezione.