Marco e la sua fidanzata si trovano in un locale ed hanno un
brutto litigio. Il giovane si mette così alla guida della sua auto e, distratto
dal cellulare che continua a squillare, investe una ragazzina in bicicletta,
uccidendola. Disperato, andrà a trovarla al cimitero ma ad attenderlo sarà un
destino al quale non potrà sottrarsi.
Giovane e talentuoso regista e sceneggiatore italiano emigrato in Spagna,
Davide Melini ha all’attivo diverse collaborazioni nel cinema italiano/spagnolo
e quattro cortometraggi, due dei quali hanno richiamato l’attenzione di molti
festival ed eventi internazionali. “The
Puzzle” (2008) è salito sul podio del Festival Internazionale di Roma,
posizionandosi al terzo posto come miglior film italiano. Le riprese sono state
realizzate in una sola notte e, nonostante il budget ridottissimo (circa 300
euro) e l’esigua durata, cinque minuti appena, il risultato è molto buono e
mette in mostra le eccellenti doti tecniche del nostro. Ambientato nell’abitazione dello stesso
regista “The Puzzle” è una sorta di thriller argentiano in scala ridotta, dove
le atmosfere cariche di suspence la fanno da padrona. Con il successivo “La Dolce Mano della Rosa
Bianca” Davide Melini continua il discorso
intrapreso all’inizio della sua carriera, mettendo in scena un dramma dalle tinte orrorifiche, pescando a larghe mani dalle ghost story più classiche e note. Ciò che salta subito all’occhio è la perizia tecnica nella realizzazione del cortometraggio, questa volta dal minutaggio più corposo: la mano virtuosa del regista confeziona un prodotto elegante ed estremamente raffinato, curato nei dettagli e carico di pathos. Sebbene dal punto di vista narrativo la storia sia prevedibile e non offra spunti particolarmente originali, Melini riesce comunque a metterci del suo, facendo trasparire tutto il suo sincero coinvolgimento emotivo. La dedica finale, infatti, ci fa intuire che le intenzioni del regista erano quelle di trasporre sullo schermo l’esperienza terrificante e dolorosa della perdita di una persona cara in un incidente stradale, tragedia ormai all’ordine del giorno e che, evidentemente, ha toccato il giovane da vicino. In un crescendo di tensione, tra sogno e realtà, il protagonista della vicenda si ritroverà faccia a faccia con la morte: molto ben realizzate le sequenze ambientate nel cimitero, macabre ed aggraziate allo stesso tempo. Degna di nota anche la fotografia, con un viraggio cromatico che segue i toni del film, così come la colonna sonora che diviene sempre più incalzante, a sostegno delle serrate scene finali. Indubbiamente, con una sceneggiatura più accattivante, l’opera avrebbe goduto di una resa finale più convincente e completa.
Come il precedente “The Puzzle” anche “La Dolce Mano della Rosa Bianca” ha ricevuto critiche positive da numerose webzine e riviste internazionali del settore ed è stato selezionato in svariati Festival del mondo, vincendo diversi premi sia come miglior film (“Underground Monster Carniva” degli Stati Uniti e l’italiano “Indie Horror”), che come miglior fotografia (Festival spagnolo“Cesur en Corto”). In attesa di nuovi sviluppi sui corti attualmente in cantere (tra cui “Deep-Shock”) non ci resta che gustarci questa piccola perla, un lavoro molto sentito e personale che mette in luce un talento italiano in erba che sono sicura ci riserverà ottime sorprese in futuro.
intrapreso all’inizio della sua carriera, mettendo in scena un dramma dalle tinte orrorifiche, pescando a larghe mani dalle ghost story più classiche e note. Ciò che salta subito all’occhio è la perizia tecnica nella realizzazione del cortometraggio, questa volta dal minutaggio più corposo: la mano virtuosa del regista confeziona un prodotto elegante ed estremamente raffinato, curato nei dettagli e carico di pathos. Sebbene dal punto di vista narrativo la storia sia prevedibile e non offra spunti particolarmente originali, Melini riesce comunque a metterci del suo, facendo trasparire tutto il suo sincero coinvolgimento emotivo. La dedica finale, infatti, ci fa intuire che le intenzioni del regista erano quelle di trasporre sullo schermo l’esperienza terrificante e dolorosa della perdita di una persona cara in un incidente stradale, tragedia ormai all’ordine del giorno e che, evidentemente, ha toccato il giovane da vicino. In un crescendo di tensione, tra sogno e realtà, il protagonista della vicenda si ritroverà faccia a faccia con la morte: molto ben realizzate le sequenze ambientate nel cimitero, macabre ed aggraziate allo stesso tempo. Degna di nota anche la fotografia, con un viraggio cromatico che segue i toni del film, così come la colonna sonora che diviene sempre più incalzante, a sostegno delle serrate scene finali. Indubbiamente, con una sceneggiatura più accattivante, l’opera avrebbe goduto di una resa finale più convincente e completa.
Come il precedente “The Puzzle” anche “La Dolce Mano della Rosa Bianca” ha ricevuto critiche positive da numerose webzine e riviste internazionali del settore ed è stato selezionato in svariati Festival del mondo, vincendo diversi premi sia come miglior film (“Underground Monster Carniva” degli Stati Uniti e l’italiano “Indie Horror”), che come miglior fotografia (Festival spagnolo“Cesur en Corto”). In attesa di nuovi sviluppi sui corti attualmente in cantere (tra cui “Deep-Shock”) non ci resta che gustarci questa piccola perla, un lavoro molto sentito e personale che mette in luce un talento italiano in erba che sono sicura ci riserverà ottime sorprese in futuro.