Un criptozoologo viene incaricato da una produzione
televisiva di investigare su una misteriosa creatura che si aggira nei boschi. Nel
corso delle indagini l’uomo si imbatte in una cittadina i cui abitanti sono
inspiegabilmente svaniti nel nulla. Il giovane, accompagnato dal suo fedele
cameraman, scoprirà a sue spese che qualcosa di profondamente maligno e
mostruoso ha raggiunto questo mondo.
La prolifica e longeva Morbid Visions Film sforna un’altra delle sue perle
ultra underground che faranno felici gli appassionati del gore più ignorante e
genuino. Così come i precedenti “Fetus” e “BloodPigs”, anche “Cryptic Plasm” è
distribuito dalla Black Lava Enterteinment ed è disponibile sia in versione splicase
che hardbox limitato a 200 copie. Il regista, (nonché boss della MVF, effetti
sta, sceneggiatore e attore) Brian Paulin non ha mai fatto mistero delle
proprie intenzioni: realizzare pellicole ruspanti e sporche dal tipico sapore
ottantiano, al semplice scopo di divertirsi e divertire. Obiettivo sicuramente
centrato e paradossalmente agevolato dai pochi mezzi a disposizione, sia in
termini economici che tecnologici. La regia, poco curata ma in linea con lo
spirito del film, alterna allo stile di ripresa classico un POV basico e poco
disturbante, funzionale a mascherare le imperfezioni tecniche. La prima metà della pellicola, incentrata
sulla ricerca di un misterioso essere tra i boschi (o nel parco dietro casa?),
punta sull’atmosfera ed è purtroppo penalizzata da una fotografia fin troppo
televisiva, la quale dà l’impressione di guardare il tipico filmino delle
vacanze. Le lacune maggiori si riscontrano in fase di scrittura: la costruzione
narrativa è dispersiva e poco solida e probabilmente un minutaggio inferiore sarebbe stato più
adeguato.
Dopo una lunga parte preparatoria si arriva finalmente al dunque: la
storia prende una piega bizzarra e lovcraftiana, e – abbandonato ogni criterio
logico (se mai ne fosse esistito uno) –, si trasforma in un sano gorefest. Gli
effetti speciali, rigorosamente caserecci e posticci, ci riportano indietro nei
mitici anni ’80: manichini imbottiti all’inverosimile, liquami multicolor,
esplosioni corporee, protesi plasticose e chi più ne ha più ne metta. L’influenza di “Evil Dead” è palese, sebbene
i risultati siano differenti. Volendo fare un paragone più calzante, “Cryptic
Plasm” mi ha ricordato tantissimo “Protomorphosis” di Maurizio Quarta, opera
del 2002 fedele anch’essa alla vecchia scuola. L’onestà artistica di questo
prodotto – e di tutti gli altri che portano la firma della MVF – diventa così
l’unico punto forte della pellicola. Questi ragazzi, spinti unicamente dalla
passione viscerale (è proprio il caso di dirlo) per il genere, sono
assolutamente consapevoli delle proprie capacità (non) professionali e,
fregandosene altamente dell’industria cinematografica e di tutti gli orpelli
annessi e connessi, continuano a macinare gore e splatter di bassa lega rivolto
a quel pubblico grezzo e primitivo (presente!) che ama sollazzarsi con frattaglie
e fantocci macellati male. Per una serata spensierata, preferibilmente
accompagnata da una buona dose di alcol.